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Ducati 350 Scrambler

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Make ModelDucati 350 Scrambler
Year: 1968
Engine: Air cooled, four stroke, single cylinder, SOHC
Capacity: 336
Bore x Stroke: 76 x 75 mm
Compression Ratio: 9.5:1
Induction: 2x 29mm Dell’Orto
Ignition / Starting: Battery coil /
Max Power: 24 hp 17.5 kW @ 8500 rpm
Max Torque:
Transmission / Drive: 5 Speed / chain
Front Suspension: Hydraulic forks
Rear Suspension: Dual shocks swinging arm
Front Brakes: 180mm drum
Rear Brakes: 160mm drum
Front Tire: : 3.50 -19
Rear Tire: : 4.00 -18
Dry-Weight: 132 kg
Fuel Capacity: 10 Litres

Le Ducati Scrambler equipaggiate con il nuovo motore monocilindrico a carter larghi disegnato da Fabio Taglioni muovono i loro primi passi nel 1966, ma è solo due anni dopo che i modelli di 250 e 350 cc fanno il loro debutto sul mercato.

Il successo commerciale è immediato, grazie ad una linea estremamente indovinata e proporzionata, con il bel monocilindrico dalla linea pulita in evidenza e il serbatoio a goccia con i fianchi cromati. E dire che le Scrambler sono nate su pressioni dei fratelli Berliner (i potentissimi importatori statunitensi di Ducati e Moto Guzzi) per i motociclisti americani, ma piacciono anche da noi. Segno che anche in Italia i tempi sono maturi per motociclette meno tradizionali e più “libere” nello spirito.

“Sul misto è favolosa. E anche in città, per affrancarsi dalla morsa del traffico, per avere più tempo libero, per reagire alla nevrosi che ci attanaglia quando siamo lì, in fila, chiusi dentro le nostre scatolette a 4 ruote. E se poi si vuole andare in campagna, per i sentieri, per i prati, in completa libertà la Scrambler sa fare anche questo. La Scrambler dà uno stile nuovo alla nostra personalità, alla nostra libertà”. Questo il Ducati pensiero evidenziato in un pieghevole pubblicitario edito dalla Casa di Borgo Panigale.
Sull’onda del successo, al Salone di Milano del 1969 viene presentata la versione di 450 cc che nei primi anni prenderà il sopravvento sulle altre due, ottenendo i maggiori consensi fra i motociclisti, anche perché è quella che più si avvicina al fatidico mezzo litro, segno distintivo per i motociclisti “arrivati” dell’epoca.

I tre modelli conservano il medesimo cuore: il monocilindrico 4 tempi a coppie coniche che Taglioni aveva concepito surdimensionato proprio per creare una gamma di modelli di diverse cilindrate con il maggior numero di particolari in comune. Dalla serie stradale Mark 3 e Desmo, le Scrambler ereditano anche il telaio monotrave a culla aperta con il motore che ha funzione di elemento portante (simile, fatto salvo la diversa conformazione della triangolazione posteriore e i differenti attacchi degli ammortizzatori), i freni e gran parte della componentistica. oche le modifiche apportate ai diversi modelli nel corso degli anni: gran parte delle 350 e tutte le 450 adotteranno un decompressore per facilitare l’avviamento.

Poche le modifiche apportate ai diversi modelli nel corso degli anni: gran parte delle 350 e tutte le 450 adotteranno un decompressore per facilitare l’avviamento a freddo, mentre a partire dagli ultimi mesi del 1972 arriva l’accensione elettronica su tutte le versioni.

Fra i 3 modelli, la 350 è quella che offre il miglior equilibrio peso-potenza-prestazioni-consumi. Mettendo da parte le velleità fuoristradistiche, la Scrambler si rivela (come le sorelle) un’ottima motocicletta per i percorsi misti, grazie alla sua estrema maneggevolezza e al peso contenuto. Mal digerisce invece i lunghi tratti autostradali perché le possenti vibrazioni, sensibili a tutti i regimi e inutilmente mitigate dalle manopole a botticella delle prime versioni, causano la rottura di alcuni componenti (come la strumentazione), crepe e dissaldature varie, allentamento della bulloneria. Il male è endemico e dovuto al motore, montato al telaio con 6 attacchi senza silent-block…

Altro punto a sfavore, soprattutto per la 450, è la difficoltà di avviamento. Con la Scrambler si deve andare giù decisi con una scalciata molto forte, altrimenti il ritorno del pedale è “critico” per caviglie e dintorni.
Ma il più delle volte il problema deriva dalla difficoltà nel mettere correttamente in fase l’accensione (non esiste alcun segno di riferimento sul motore per agevolare l’operazione).

Gli anni d’oro per le Ducati Scrambler sono a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta. Poi l’invasione delle maxi e il boom delle moto da Regolarità fanno tramontare la stella di questa tranquilla moto polivalente.

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